La Commissione ambiente della Camera dei deputati ha ascoltato il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, sulle due proposte di legge di riforma del servizio idrico integrato, in discussione in questi giorni, presentate rispettivamente dalle deputate Federica Daga (M5S) e Chiara Braga (Pd).

Entrambe le proposte puntano a mantenere pubblica la gestione dell’acqua, ma con impostazioni diametralmente opposte. In quella dell’onorevole Daga è previsto il controllo da parte del Ministero dell’ambiente, quindi dello Stato. Il ministero avrebbe competenza anche sulle tariffe, togliendola all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, mentre le concessioni torneranno ai comuni, che dovranno gestire il servizio idrico integrato con aziende speciali. In quella dell’onorevole Braga le gestioni potranno essere pubbliche, miste, private o con azienda speciale (come accade oggi), ma con un forte controllo da parte degli enti locali e dell’Autorità di regolazione.

Razzini, rispondendo a una domanda della stessa Daga, ha sottolineato che la proposta rischia di rendere difficoltosa la ricerca di finanziamenti, essenziali per garantire gli investimenti e la manutenzione di reti e impianti.

Ha detto poi che in questo modo si rischia di smantellare le gestioni virtuose ed efficienti e il ritorno alle aziende speciali non rappresenterebbe certo un avanzamento rispetto alla situazione attuale e che si rischia la paralisi del settore.

Ha spiegato infine che nel territorio di Veritas l’acqua è già pubblica da tempo, dal momento che i proprietari della società sono 51 Comuni, quindi non c’è motivo per non considerare pubbliche anche queste società.

Una critica a questa proposta di legge è venuta anche da Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano (Ve) e presidente di Anci Veneto. Nel corso del convegno La gestione dell’acqua: il modello pubblico del Veneto: investimenti, lavoro e ambiente, organizzato a Treviso da Viveracqua (il consorzio delle aziende idriche pubbliche venete, che gestiscono il servizio idrico integrato in 589 Comuni veneti e friulani con 4,8 milioni di abitanti) ha ricordato che nel Veneto l’acqua pubblica è da tempo una realtà.

“La larghissima parte dei nostri Comuni –ha detto Pavanello– ha scelto la gestione pubblica per garantire ai cittadini servizi di qualità a tariffe sostenibili. Nel Veneto le società totalmente pubbliche e con affidamento in house(cioè diretto) sono un modello ottimale per coniugare efficienza gestionale e controllo diretto da parte del socio pubblico, e rappresentano un soggetto facilmente comprensibile anche per i finanziatori. Tuttavia, noi sindaci siamo preoccupati perché nella proposta di riforma del servizio idrico integrato le aziende a partecipazione interamente pubblica non sono considerate aziende pubbliche”.

Veritas gestisce il servizio idrico integrato in 36 Comuni (29 della provincia di Venezia e 7 in quella di Treviso), con circa 600 dipendenti. La tariffa media attualmente applicata da Veritas è calcolata dal Consiglio di bacino Laguna di Venezia con i criteri definiti dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ed è una tra le più basse del Veneto e d’Italia.

La tariffa copre i costi di gestione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione. Serve inoltre per finanziare la manutenzione di reti e impianti e per assicurare gli investimenti in un territorio così delicato e particolare come quello in cui opera Veritas. Lo scorso anno sono stati effettuati su reti e impianti investimenti per un valore complessivo di 20 milioni di euro: di questi, 8 sono stati utilizzati per l’acquedotto, 5,5 per la fognatura e 6,5 per la depurazione.