Il Gruppo Veritas interviene ancora una volta sull’impianto di Fusina gestito dalla controllata Ecoprogetto e sulla gestione dei rifiuti e sul cosiddetto Css ovvero il combustibile solido secondario che si ricava dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi. Di seguito le puntualizzazioni della società veneziana.

L’impianto che Veritas, attraverso la società controllata Ecoprogetto, ha chiesto di realizzare a Fusina, è stato progettato per recuperare energia dalla combustione di legno non riciclabile o Css (Combustibile solido secondario ricavato dalla lavorazione del rifiuto secco raccolto in provincia di Venezia e nel Comune di Mogliano Veneto) e fanghi da depurazione civile.

Si tratta di un impianto perfettamente in linea con le migliori tecnologie, rispettoso delle norme e perfino delle disposizioni dell’Istituto superiore di sanità e di Ispra che, in questi giorni contrassegnati dall’emergenza Coronavirus, privilegiano la combustione dei fanghi da depurazione civile e dei rifiuti indifferenziati.

Chi spaventa la popolazione, raccontando falsità delle quali dovrà rispondere nelle sedi idonee, dimentica (o finge di dimenticare) che l’impianto è dimensionato esclusivamente sulla produzione dei rifiuti raccolti nel territorio di Veritas e che l’unico scopo della sua apertura è evitare emergenze ambientali legate allo smaltimento dei rifiuti (Roma docet) e mantenere stabile la tariffa di smaltimento, quindi evitare l’aumento delle bollette dei rifiuti causato dal conferimento in discarica del Css che, come noto, non viene più utilizzato nella centrale Enel Andrea Palladio, causa riconversione.

Una proiezione, infatti, indica per i prossimi 5 anni un costo medio di 194,40 euro per lo smaltimento di una tonnellata di rifiuto secco in discarica o in impianti situati in altri territori, quindi senza la presenza dell’impianto di Veritas.

La tariffa scende invece a 164,50 euro se lo smaltimento avvenisse nell’impianto di Veritas. Si tratta di 30 euro a tonnellata che, moltiplicate per le 155.000 tonnellate di rifiuto secco prodotte ogni anno nel nostro territorio, appesantirebbero le bollette di 4.650.000 euro.

Senza contare l’enorme danno ambientale provocato dall’utilizzo delle discariche – un buco per terra pieno di rifiuti – che tanto piace a chi si oppone all’impianto di Veritas.

Anche sulla questione dei fanghi da depurazione civile, altro argomento che i comitati utilizzano per spaventare i cittadini, la letteratura scientifica (ultimo uno studio americano) dimostra che i Pfas si degradano a temperature inferiori rispetto ai 1.000 gradi previsti per l’impianto di Fusina.