300 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno nel mondo: di questi, 8 milioni finiscono in mare, incalcolabile la quantità che finisce nei corsi d’acqua che capillarmente scorrono sulla terra. 600 specie animali ingeriscono per errore materiale plastico, 115 sono le specie marine a rischio. Sono solo alcuni dei numeri che raccontano l’urgenza di un forte e rapido cambiamento nelle abitudini che l’uomo ha acquisito verso i materiali plastici, il primo dei quali è stato inventato intorno alla metà del XIX secolo. Etra, che ogni anno tratta oltre 18 mila tonnellate di polimeri (circa il 9% del totale dei rifiuti raccolti), sente l’importanza del proprio ruolo nel combattere contro l’abuso di plastica: ad esempio la multiutility promuove la sostenibilità nelle attività delle sagre, contro l’usa e getta, informa i cittadini sul riutilizzo di borse e altri contenitori e li invita a bere l’acqua di rubinetto, evitando così la proliferazione di rifiuto in plastica.
Ora, tramite il Progetto Scuole, una articolata serie di interventi negli istituti scolastici di ogni ordine e grado nel bacino del Brenta, Etra porta a giovani e giovanissimi Ocean Traceless, una nuovissima proposta organizzata in collaborazione con l’associazione Italiana giovani per l’Unesco: si tratta di una serie di incontri educativo-didattici sul tema della presenza della plastica in fiumi e mari della Terra. Declinata in modo diverso e con differente spessore scientifico a seconda dell’ordine di scuola, Ocean Traceless vuole trasferire agli alunni preziose informazioni sulla plastica e sull’ambiente marino, grazie alle lezioni di un esperto biologo. Lo scopo è stimolare riflessioni sui rischi dell’inquinamento ambientale nell’uso di materiali non decomponibili e la ricerca di azioni realizzabili nella quotidianità, volte alla tutela dell’ambiente.
“I nostri calendari di quest’anno per la raccolta differenziata –spiega Andrea Levorato, presidente del Consiglio di gestione di Etra- sono dedicati proprio alla plastica presente nei fiumi del nostro territorio, in particolare lungo il percorso del fiume Brenta, attraverso testimonianze fotografiche di pezzi di plastica che galleggiano nei corsi d’acqua: piccoli e grandi mostri che vanno combattuti diffondendo un’educazione ambientale consapevole, stimolando l’abitudine a corretti conferimenti per evitare l’abbandono dei rifiuti e divulgando la conoscenza delle sanzioni in cui si incorre compiendo quelli che a tutti gli effetti sono reati ambientali”.
E come si è più volte dimostrato, sono proprio bambini e ragazzi, cittadini adulti di domani, gli utenti più sensibili e più attenti alle responsabilità dell’uomo verso l’ambiente. Per questo è importante raccontare a loro i danni che può provocare la plastica dispersa nell’oro blu, l’acqua, la risorsa indispensabile che gli uomini devono imparare a preservare in ogni modo.